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Mps-Mediobanca: ora inizia una nuova partita

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Il successo dell’offerta pubblica di scambio di Monte dei Paschi di Siena (Mps) su Mediobanca, chiusa con adesioni pari al 62,3% del capitale, apre una fase nuova e incerta per gli equilibri del sistema bancario italiano. L'operazione, prima di tutto, segna la fine di un'epoca. Quella di Alberto Nagel, amministratore delegato di Piazzetta Cuccia dal 2008. Un addio ormai scontato e forzato che Nagel ha provato in tutti i modi a rimandare e a evitare. Senza successo. Adesso gli interrogativi sono dati da governance, strategie industriali, rapporti di forza tra azionisti e istituzioni.

In questo articolo: 

  • Mps-Mediobanca: dalle dimissioni alle sinergie
  • La vittoria di Lovaglio
  • Oltre Mps-Mediobanca, il risiko non si ferma

Mps-Mediobanca: dalle dimissioni alle sinergie

Come riportato dal Financial Times, il giorno da segnare nel calendario è giovedì 18 settembre, quando ci sarà la riunione per l'approvazione del bilancio semestrale. Un momento che segnerà la fine della precedente era di Mediobanca con le dimissioni dell'intero cda di Piazzetta Cuccia. Il passo indietro non sarebbe però immediato: il board resterebbe in carica fino alla nomina della nuova governance, così da garantire almeno una corretta continuità durante il passaggio di consegne. 

Con la caduta di uno dei manager più longevi e influenti della finanza italiana, Piazzetta Cuccia entra in una fase di transizione che vedrà la composizione di un nuovo board profondamente segnato dall’ingresso di Mps. La banca senese, guidata da Luigi Lovaglio, ha ottenuto la maggioranza assoluta ma non un controllo pieno, e questo pone la questione su chi deciderà i futuri vertici e le strategie operative. 

Nel dettaglio, le sinergie industriali, stimate in circa 700 milioni di euro, potranno essere sfruttate solo parzialmente finché non verrà raggiunta la soglia del 66,7% necessaria per procedere a una fusione vera e propria e al delisting. Per quanto riguarda invece le Deferred Tax Assets, crediti fiscali per 2,9 miliardi di euro il superamento della quota del 50,1% in Mediobanca permette al gruppo bancario senese di valorizzarle per intero. 

Monte dei Paschi punta a colmare il divario nella finestra di riapertura (dal 16 al 22 settembre) dell’opas, sperando di convincere altri azionisti a cedere le loro quote e consolidare così il controllo operativo. In quella fase, quindi, si capirà se Mps riuscirà a salire al 66,7% del capitale, soglia che aprirebbe la strada a una fusione piena tra i due istituti e al dispiegamento delle sinergie industriali attese.

La vittoria di Lovaglio

La scalata del Monte su Mediobanca è il capolavoro di Luigi Lovaglio. Il controllo di Mediobanca porta con sé anche un effetto collaterale di peso: Siena diventa automaticamente azionista di riferimento di Generali, rafforzando la propria centralità nel sistema finanziario italiano. Il governo, che ha accompagnato e sostenuto l’operazione, resta un interlocutore inevitabile, ma accanto a esso si muovono soci privati di peso come Francesco Gaetano Caltagirone e la Delfin della famiglia Del Vecchio (insieme titolari di quasi il 30%), da tempo schierati a favore del cambio di passo.

A essi si sono aggiunti investitori istituzionali e fondi esteri come la famiglia Doris, Fidelity, Enpam, Anima e Tages. Sarà dunque la somma di questi poteri a determinare la fisionomia della nuova Mediobanca. Il colpo messo a segno da Lovaglio è frutto anche di un lavoro intenso e ragionato. L’aggiunta di 0,9 euro in contanti per ogni azione Mediobanca – pari a circa 750 milioni complessivi – ha portato la valorizzazione dei titoli a 16,3 euro, con un premio dell’11,4% rispetto ai valori di inizio anno.

Oltre Mps-Mediobanca, il risiko non si ferma

In parallelo, il risiko bancario continua a muovere altre pedine. Unicredit guarda con insistenza a Commerzbank, con un'operazione che le consentirebbe di rafforzarsi in Germania e consolidare la sua posizione di player continentale. Dall’altra parte, Crédit Agricole continua a spingere su Banco Bpm. L’istituto francese è già il primo azionista con circa il 20% del capitale e ha chiesto alla Bce l’autorizzazione a salire ulteriormente, restando però al di sotto della soglia che farebbe scattare l’opa obbligatoria.

Sul tavolo circola anche l’ipotesi di una business combination tra Banco Bpm e la divisione italiana di Crédit Agricole, un’operazione che permetterebbe ai francesi di arrivare fino al 35% senza assumere il controllo diretto, ma garantendosi una presenza strategica in un grande polo bancario italo-francese. Peraltro, ieri - proprio in scia a queste indiscrezioni (confermate non troppo velatamente nelle scorse settimane dallo stesso a,d, del Banco Giuseppe Castagna), il titolo dell'istituto ha guadagnato più del 3%. 

La vicenda Mediobanca-Mps non è dunque un episodio isolato, ma parte integrante di un processo più ampio di concentrazione e redistribuzione degli equilibri nel settore bancario europeo. Le grandi manovre che si stanno profilando coinvolgono attori nazionali e internazionali, con la politica pronta a esercitare il proprio peso attraverso strumenti come il golden power e con le famiglie imprenditoriali sempre più protagoniste.