Timido rimbalzo ieri in Usa ed Europa: il mood resta comunque molto cauto. Quadro macro in deterioramento negli Usa, in Cina ed Europa. Petrolio: peggiorano le prospettive della domanda, ma il prezzo fatica a calare. La FED riconosce il rischio di deterioramento condizioni finanziarie.
Nella seduta di ieri si e’ verificato l’atteso recupero deI mercati azionari ed obbligazionari, dopo i timori di innescati dai violenti cali del 9 maggio, “lunedì nero”.
Tra i listini azionari europei notiamo Francoforte, +1,2% e Milano, +1,0%, ma anche i progressi di Londra, +0,4%, e di Parigi +0,5%. Discreti recuperi a Wall Street, con chiusure sotto i massimi intraday: Dow -0,26%, S&P500 +0,25% e Nasdaq +0,98%.
Il piccolo rimbalzo di ieri non deve alimentare grandi illusioni: i mercati restano in balia delle paure sui danni causati dall'inflazione troppo alta e persistente che indurra’ le Banche Centrali ad una politica monetaria piu’ restrittiva, dal rallentamento della crescita cinese, europea e globale, e dalle ricadute della guerra in Ucraina, specie sui prezzi delle materie prime energetiche e agricole.
Negli Usa il quadro macro avvalora uno scenario di rallentamento, ma non recessivo: l’occupazione e’ cresciuta sopra livelli pre-Covid, le aziende faticano a trovare personale qualificato e lo attirano aumentando i salari, col rischio di alimentare una spirale inflattiva “prezzi-salari”.
Un rallentamento economico a 12 mesi e’ comunque nelle attese del 28% degli economisti interpellati dal Wall Street Journal.
La Banca Centrale Americana (Federal Reserve), nel rapporto semestrale sulla stabilità finanziaria, indica nel rapido aumento dei tassi d'interesse, nelle conseguenze della guerra Ucraina sulle materie prime e nelle difficolta’ persistenti in alcune catene globali degli approvvigionamenti, le possibili origini del rischio di un significativo deterioramento delle condizioni finanziarie.
Attenzione spasmodica oggi, 11 maggio, per il dato macro piu’ rilevante della settimana, quello sull'inflazione negli Usa, previsto per le 14.30 CET, dal quale si spera emergano i primi sintomi di raffreddamento.
Tuttavia, secondo le previsioni, in aprile i prezzi al consumo (CPI) potrebbero salire ulterioremente a +8,5% annuo, da +8,1%. Il dato “core”, depurato da cibo ed energia, passerebbe da +6,0% a +6,5%.
La Banca Europea Ricostruzione e Sviluppo (BERD), ha aggiornato le stime sugli effetti del conflitto russo ucraino: l'economia ucraina potrebbe contrarsi di oltre il -30% nel 2022, a causa dell'aggressione militare russa, una previsione peggiore di quella del -20% formulata a marzo.
Dovrebbe rimbalzare, +25%, nel 2023: l’economia della Russia si contrarra’ oltre il -10% nel 2022, senza ripresa nel 2023.
Il prezzo del petrolio si muove contrastato, pur senza crolli: sulla prospettiva della domanda pesano le restrizioni in Cina, principale importatore mondiale, che significano un rallentamento dei consumi energetici. Al rialzo giocano invece le sanzioni contro la Russia e l’offerta rigida dell’Opec+ (Cartello dei maggiori esportatori).
Il prezzo WTI (West Texas Intermediate), segna oggi +2,6% a 102,4 Dollari/barile (ore 14.00 CET): il progresso da inizio anno supera il +32%.
Il prezzo del gas naturale europeo ha segnato +5% ieri, 10 maggio, dopo che l’operatore ucraino dell’infrastruttura di transito ha annunciato lo stop del gas a causa del bombardamento russo alcune infrastrutture per il pompaggio.
Qualche segnale di stabilizzazione sta emergendo sul comparto obbligazionario: il rendimento del Treasury Note Usa decennale e’ sceso a +2,96%, da 3,21% del fine settimana scorsa. Lieve ripiegamento dei rendimento del BTP decennale italiano, stamane a +3,01%, ben sotto al massimo di lunedi’ 9 a +3,19%, mentre lo spread tra Btp 10 anni e Bund tedeschi, conferma l’area 200 bps (ore 13.30 CET).
Ieri alcuni membri del board della Federal Reserve hanno commentato sulle future mosse restrittive: Loretta Mester (Fed di Cleveland) non ha escluso rialzi da +0,75% (!) se l’inflazione eccessiva lo rendesse necessario. Raphael Bostic (Fed di Atlanta), e’ parso piu’ moderato, sottolineando che la Banca Centrale potrebbe essere meno aggressiva se si verificasse un rallentamento della crescita e dell’inflazione.
Mercati valutari piuttosto tranquilli stamani, 11 maggio: il Dollaro resta comunque sui massimi dal 2018 verso le principali valute: il cross con l’Euro segna 1,052 (invariato) e quello con lo Yen giapponese e’ stabile a 130,5. (ore 13.30 CET).
Le borse azionarie cinesi segnano buoni rialzi stamattina, supportate dai futures positivi per Wall Steet (rialzi medi del +0,5%) e dalle aperture europee, e dai confortanti numeri sui nuovi contagi, in netto calo (-50% in un giorno a Shanghai).
L’indice CSI300 di Shanghai e Shenzen ha chiuso a +1,4%, noncurante dei dati sull’inflazione, salita in aprile più del previsto: prezzi alla produzione +8% anuale vs +7,8% stimato. Prezzi al consumo +2,1% annuale, da +1,5% di marzo, sopra le attese di +1,8%.
L’Hang Seng di Hong Kong è salito +1,0% grazie al recupero dei tech, che hanno spinto l’Hang Seng Tech a guadagnare +3,5%. Tra gli altri indici asiatici, Nikkei giapponese +0,2%, Kospi50 coreano +0,1% e Sensex indiano -0,5%.
Le Borse europee, gia’ ben impostate a inizio seduta, chiudono la mattinata con progressi medi del +1,1% (ore 13.00 CET).
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