L'ultima settimana ha segnato un cambio di passo importante. Il petrolio, la cui correlazione positiva con l'azionario è ben nota, nelle ultime settimane ha rischiato di sprofondare verso quota 15-10$. Il livello dei 20 dollari al barile ha rappresentato un supporto imprescindibile, al di sotto del quale si sarebbero aperti scenari da "crisi energetica mondiale".
La guerra dei prezzi scatenata in occasione dell'ultimo meeting OPEC+ (Russia vs Arabia Saudita) ha destabilizzato l'intero settore energetico, col rischio che una crisi di portata planetaria potesse avere deleterie ripercussioni sulla lenta ripresa economica post pandemia (sappiamo quanto il Petrolio rappresenti uno dei principali elementi dell'inflazione).
Negli ultimi giorni, non sappiamo quanto per merito dell'intermediazione di Trump, si sono fatte insistenti le voci riguardanti un imminente incontro tra i due contendenti, ovvero tra le autorità russe e quelle saudite. Voci che sono state confermate giusto ieri, difatti l'inizio settimana segnerà uno snodo cruciale verso quel taglio di produzione di 10-15 milioni di barili al giorno. Taglio necessario, visto il crollo della domanda e visto il costante incremento delle scorte delle ultime settimane.
Osservando il grafico daily del WTI possiamo notare come le quotazioni siano giunte a un livello di resistenza settimanale importantissimo: 29$. Superato l'ostacolo, il prossimo obbiettivo potrebbe essere rappresentato prima dai 30 dollari (soglia psicologica) poi dall'altra resistenza settimanale collocata attorno ai 33$. A quel punto, dovesse cedere anche quel livello, si aprirebbe un'area priva di cluster volumetrici significativi e l'apprezzamento potrebbe condurre il Petrolio addirittura ai prezzi del pre-OPEC+.
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