Chiusure contrastate a Wall Street nella sessione di ieri mercoledì, con Dow Jones in perdita (-0.7%), l’S&P500 appena sotto lo zero (-0.19%), mentre il Nasdaq ha chiuso leggermente in positivo (+0.04%). Il mercato è in attesa di maggiore chiarezza per capire se l'entità dei tagli dei tassi possa essere stata esagerata. Il Nasdaq ha beneficiato del supporto delle big tech che hanno compensato le perdite del settore finanziario e dei produttori di energia.

Micron Technology è balzata del 15% nelle contrattazioni estese su risultati fiscali del quarto trimestre migliori del previsto e dopo aver emesso una solida guidance per il trimestre in corso. Altre aziende legate ai semiconduttori come Applied Materials (4,9%) e Lam Research (4,1%) hanno chiuso in positivo. D'altro canto, la minore esposizione della tecnologia all’interno del Dow Jones, ha spinto l'indice a scendere dello 0.7%.

I rendimenti obbligazionari sono in ripresa, e il dollaro è rimbalzato bruscamente, segnali che una percentuale di analisti e investitori, sembrano riconsiderare una Fed eccessivamente ottimista sui progressi contro l'inflazione. JPMorgan, Wells Fargo e Bank of America hanno perso quasi l'1%, mentre Exxon Mobil e Chevron sono scese ciascuna di oltre il 2%. D'altro canto, Nvidia e AMD sono balzate di oltre il 2%, mentre Micron è salita dell'1% prima dei suoi guadagni dopo la chiusura. In settimana c’è attesa per il rapporto PCE e i commenti del presidente della Fed Powell.

VALUTE, EURO FALSO BREAKOUT

Sembrava aver violato le resistenze principali l’EurUsd, ieri mattina, con il superamento temporaneo di 1.1200 e il test di 1.1214, ma poi, inspiegabilmente e in assenza di dichiarazioni o altri elementi che potessero far cambiare lo scenario rialzista, è sceso rompendo i primi supporti chiave a 1.1180 e 1.1160 andando in seguito a chiudere la sessione americana intorno a 1.1130.

La logica ci dice che il movimento ribassista sembrerebbe quello più consono con riferimento sia al delta tasso tra le due valute principali, in netto favore del dollaro (5% i Fed Funds e 3.65% il tasso di rifinanziamento principale della Bce), ma anche in relazione ai dati macro che evidenziano stagnazione in Europa e tenuta degli aggregati principali negli Stati Uniti. E così ora vedremo quel che accadrà nelle prossime sedute da un punto di vista tecnico con il supporto chiave di 1.1070 che forse potrebbe essere messo sotto attacco nelle prossime ore.

Analogamente all’Euro, anche la sterlina pare in movimento correttivo, dopo la performance delle ultime sedute che aveva spinto la valuta britannica, proprio ieri, al di sopra di 1.3400, per poi correggere oltre 100 pips. UsdJpy che è tornato a ridosso di 145.00 dopo aver trovato una base a 142.90, anche se per il momento sembra incapace di rompere al rialzo tale livello. UsdCad che ha raggiunto i target a 1.3400 e ha rimbalzato un centinaio di pips anche se rimane in trend ribassista.

Franco svizzero in ripresa con l’EurChf che non riesce a violare l’area di 0.9500 e scende a 0.9465 ancora una volta. Oggi, in mattinata, attenzione alla Snb, chiamata a decidere sui tassi con le previsioni che danno un taglio di 25 punti base e tassi all’1%. Forse il taglio è già scontato nei prezzi attuali della valuta elvetica.

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SVEZIA, TAGLIO DEI TASSI

La Riksbank ha abbassato il suo tasso di riferimento di 25 punti base al 3,25% durante la riunione di settembre 2024, secondo taglio dopo quello di agosto e in linea con le aspettative del mercato. I responsabili dell’autorità monetaria svedese hanno in programma ulteriori tagli nelle due riunioni rimanenti dell'anno, se le prospettive per l'inflazione e l'attività economica rimarranno quelle attuali, con una potenziale riduzione di 50 punti base in una di queste due.

Inoltre, le previsioni indicano anche uno o due ulteriori tagli dei tassi durante la prima metà del 2025. Si prevede quindi che il tasso di riferimento verrà abbassato a un ritmo chiaramente più rapido di quanto comunicato in precedenza, il che contribuisce a far ripartire l'attività economica.

USA, MUTUI IN RIPRESA

Le richieste di mutui negli Stati Uniti sono aumentate dell'11% rispetto alla settimana precedente nel periodo conclusosi il 20 settembre, estendendo l'impennata del 14,2% della settimana precedente, per portare i volumi delle richieste di mutui al massimo da giugno 2022, secondo i dati compilati dall'MBA. L'aumento della domanda è stato in linea con il continuo calo dei tassi di riferimento sui mutui, con quello su un contratto fisso a 30 anni che si è attenuato fino a un minimo di due anni del 6,13%, poiché le prospettive di una Fed accomodante hanno tenuto sotto controllo il rendimento dei titoli del Tesoro a lungo termine.

I volumi delle richieste per rifinanziare una casa, che sono più sensibili alle variazioni a breve termine dei tassi di interesse, sono aumentati del 20% rispetto alla settimana precedente. Nel frattempo, le richieste per l'acquisto di una nuova casa sono aumentate dell'1% ad agosto. Per contro, le vendite di nuove case unifamiliari negli Stati Uniti sono diminuite del 4,7% rispetto al mese precedente, raggiungendo un tasso annualizzato destagionalizzato di 716.000 ad agosto, riducendo il balzo rivisto del 10,3% del mese precedente, ma leggermente al di sopra delle aspettative di mercato di 700.000 vendite nel periodo.

Buona giornata e buon trading.

Saverio Berlinzani




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