Volatilità quasi scomparsa dalle Borse dopo la fiammata di lunedì scorso. L’inflazione USA e EU di luglio ed agosto decisiva per le Banche centrali. FED ed ECB dovrebbero tagliare i tassi a settembre. Tornano gli acquisti sulle azioni tech, ed il Nikkei balza +3,4%.
Ieri, 12 agosto, le Borse europee hanno chiuso fiacche e senza direzione la 1’ seduta della settimana di Ferragosto, tradizionalmente dedicata alle vacanze in Italia. L’unico dato macroeconomico di rilevo era quello dei prezzi all’ingrosso in Germania, saliti +0,3% mensile a luglio, e ancora in calo, -0,1%, su base annuale.
In chiusura osserviamo i segni positivi di Londra, +0,5%, Milano, +0,4%, e Francoforte +0,1%. Negative, sebbene frazionalmente, Parigi, Amsterdam e Madrid. Anche Wall Street ha chiuso incerta: Dow Jones -0,4%, Nasdaq +0,2% e S&P500 invariato.
Il calendario della settimana offrira’ invece parecchi spunti ai mercati: negli Usa l'attenzione sarà alta, martedì 13, per i prezzi alla produzione e mercoledì 14, per quelli al consumo (Inflazione CPI). In Asia il focus sarà per le vendite al dettaglio in Cina e per il GDP giapponese.
La prospettiva della politica monetaria resta al centro delle discussioni e oggetto di previsioni su entrambe le sponde dell’Atlantico.
Sul tema il sondaggio di Bloomberg, condotto presso un ampio panel di economisti, “ci racconta” che la Banca centrale Europea (ECB) potrebbe decidere una serie di tagli dei tassi più rapida e sostanziale rispetto alle previsioni di consenso.
L’accelerazione sarebbe indotta dalla debolezza della crescita europea, e tedesca in particolare, ed i tassi UE potrebbero scendere a 2,25% a dicembre 2025 dopo 6 tagli consecutivi da -0,25%.
La Federal Reserve (Banca centrale Americana-FED) si riunirà il prossimo 17-18 settembre e, secondo il consensus, taglierà i tassi, per la 1’ volta dal 2020. Il FedWatch del CME Group assegna il 51% circa di probabilità ad un taglio di 50 punti base, il restante 49% riguarda una riduzione di soli -25.
In ogni caso un taglio dovrebbe esserci, per evitare un rapido deterioramento del mercato del lavoro ed il raffreddamento dell’indole consumista dei consumatori Usa.
Peraltro, dopo il quasi panico di lunedì 6 agosto, i mercati si sono rasserenati, convinti che sarà evitata una recessione negli States e che la Banca del Giappone non deciderà a breve nuovi aumenti dei tassi.
L'inflazione negli Usa, come osserviamo da inizio anno, fa fatica a scendere ulteriormente, ed è vista stabile nel breve periodo ed in calo sul medio termine. Così indica il sondaggio mensile della Regional Fed di New York: l’inflazione a 1 anno è ancora stimata al 3%, mentre cala al 2,3% dal 2,9% sui 3 anni.
Macro Europea: il tasso di disoccupazione del trimestre aprile-giugno nel Regno Unito è sceso oltre le attese al 4,2%, rispetto al 4,4% medio del 1’ trimestre e alle previsioni di 4,5%. Inoltre risulta in calo di -0,1% su base annuale.
Le retribuzioni regolari medie in UK, al netto dei bonus, sono cresciute +5,4% annuo nel 2’ trimestre, risultando in rallentamento rispetto al +5,8% del 1’ trimestre, mentre quelle retribuzioni totali, includendo i bonus, sono ridimensionate +4,5% dal +5,7%.
La mattinata di oggi, 13 agosto, vede le Borse asiatiche protagoniste di un solido rimbalzo: a Tokyo il Nikkei è salito di +3,4%, trascinato dall'indebolimento dello Yen e dal risveglio delle azioni della tecnologia, forse ispirato dal recupero di Nvidia, ieri sera, a Wall Street.
Come accennato, prosegue la nuova fase di debolezza dello Yen giapponese, il cui cross verso Euro risale a 161,5 da 161, e quello verso il Dollaro Usa a 147,6 da 147,2. E’ invece molto stabile il cambio Euro/Dollaro, attorno a 1,093 (ore 11.00 CET).
Le Borse europee hanno chiuso la mattinata di oggi, 13 agosto, in frazionale recupero, in media +0,2% (ore 12.00 CET).
I future su Wall Street anticipano riaperture in recupero, in media +0,5% per i maggiori indici Usa.
ll focus di analisti ed investitori resta sui prezzi alla produzione americana che saranno pubblicati nel primo pomeriggio europeo e, domani 14 agosto, sul dato dell’inflazione Usa (Cpi): entrambi, oltre a misurare lo stato di salute dell’economia forniranno elementi a supporto delle scelte della FED a settembre.
Poche novità sul fronte obbligazionario: prezzi e rendimenti dei titoli Governativi dell'Eurozona sono fermi, in attesa dei dati macroeconomici: il rendimento del BTp decennale benchmark è invariato a 3,64%, quello dell’omologo Bund tedesco è fermo 2,20%, per un differenziale (spread) stabile a 144 punti base.
Il prezzo del petrolio, dopo il recupero dei giorni scorsi innescato dalle tensioni in Medio Oriente e all’incursione ucraina nella ragione russa di Kursk, torna a scendere: il Wti (riferimento negli Usa) perde -0,6% a 79,6 Dollari/barile (ore 12.00 CET).
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