L’inflazione Usa di giugno al 5,4% non spaventa Wall Street.
Il Dollaro ritrova slancio e risale sotto quota 1,18 verso Euro.
Notevole ottimismo tra le piccole e medie imprese americane.
L’oro consolida il rialzo recente, sopra i $ 1.800/oncia.

Ieri, 13 luglio, il dato sull’inflazione Usa, oggettivamente esplosivo, non ha impattato sul mood positivo degli investitori, pertanto registriamo un’altra seduta di record intraday a Wall Street, che suggella una serie incredibilmente favorevole nelle ultime 4 settimane: 10 giornate al rialzo delle ultime 12, che si associano ad un altro evidente exploit, quello di 7 giornate di rialzi consecutivi, dal 24 giugno al 2 luglio.
L’inflazione USA (CPI, Consumer price Index) comunicata ieri e relativa a giugno, e’ risultata di entità significativa e sopra le attese. Sia il dato “headline” (generale) che quello “core” (ex food ed energy), entrambi +0.9% mese su mese, hanno spiazzato le stime di +0,4% degli analisti, ed hanno portato la variazione anno su anno ad un allarmante +5,4% (dato headline).
Allarmante solo in teoria, visto che non ha avuto impatti negativi sugli indici azionari, che e’ stato ignorato dai titoli Governativi e che ha prodotto effetti significativi solo sul Dollaro, apprezzatosi sull’Euro sino sotto quota 1,18.
Una reazione cosi’ blanda all’impennata dei prezzi al consumo potrebbe derivare dalla convinzione che giugno abbia rappresento un picco transitorio, da cui si potra’ solo “rientrare”, e che l’esuberanza e la sostenibilità della ripresa economica in corso abbiano il respiro corto, e siano destinate a normalizzarsi.
Cio’ potrebbe accadere quando si ridimensionera’ la generosa politica fiscale emergenziale del governo Biden e quando anche la Fed (Banca Centrale americana) rivedra’ la politica monetaria, riducendo gli acquisti di obbligazioni sul mercato (cd tapering).
La Federal Reserve dovra’ comunque risolvere il dilemma tra tollerare l’accelerazione dei prezzi alla produzione (PPI), oltre che di quelli al consumo (CPI), e la necessita’ di continuare ad erogare sostegni e sussidi all’economia produttiva, comunque ancora in fase di convalescenza dalla fase pandemica acuta ed alle prese con le numerose varianti del Covid-19.
A fine seduta, qualche presa di coscienza che la pandemia non e’ ancora del tutto debellata e che l’inflazione oltre il 5% non e’ la migliore delle notizie possibili, ha ridimensionato l’ardore degli investitori azionari e qualche profit-taking si e’ materializzato: S&P 500 -0,35%, Dow Jones -0,3%, Nasdaq -0,4%.
Pur messo in ombra dal dato di CPI, nella giornata di ieri, 13 luglio, e’ stato una gradita sorpresa lo US Small Business optimism index di Giugno, che ha toccato i massimi da ottobre scorso, a 102.5 da 99.6 e stime per 99.5.
Facile notare, tra i sottoindici, il nuovo massimo storico per il “job openings hard to fill” (difficolta’ a reperire personale qualificato) e lieve ridimensionamento per gli “higher prices”, che il mese scorso avevano toccato livelli mai visti nei trenta e piu’ anni di storia del sondaggio.
Anche i numeri trimestrali delle prime banche Usa sono passati un po’ in secondo piano: in ogni caso, sia JP Morgan che Goldman Sachs hanno battuto le stime di ricavi e utile per azione. La reazione del mercato e’ stata di prendere beneficio su entrambe le azioni, con un tipico “sell on news”.
Stamane, 14 luglio, ha piacevolmente sorpreso la crescita del PIL (Prodotto interno lordo) di Singapore nel secondo trimestre, ma sui principali listini asiatici prevale il segno “meno”. Il Nikkei giapponese ha chiuso in ribasso del -0,38%, l’Hang Seng di Hong Kong -0,49%, Shanghai -1,05% e Shenzen -0,75%, il Kospi coreano -0,20%.
L’unico listino asiatico in lieve rialzo, è quello taiwanese: Taipei Index: +0,2%, avvantaggiato dall’elevata incidenza di società della tecnologia, tra le quali molti fornitori di Apple: risentono infatti dell’annuncio del colosso di Cupertino di voler incrementare del 20%, rispetto al 2020, i volumi dell’ultima generazione di iPhone.
Le materie prime, reduci da qualche giorno di recuperi, sembrano stabilizzarsi nella seduta odierna, 14 luglio: il Bloomberg Commodity segna -0,2% a 94,3 (ore 13.00 CET), mentre il prezzo del petrolio WTI (West Texas Intermediate) scambia a 74,6 Dollari/barile, in calo dello 0,7%, ridimensionando il balzo del +1,5% di ieri.
Mattinata senza spunti operativi quella di oggi, 14 luglio, per i listini azionari europei, che segnano in media un calo del -0,1% (ore 13.30 CET), mentre i futures su Wall Street vedono aperture invariate per l’Indice S&P500 e in frazionale rialzo per il Nasdaq (+0,3%). L’oro consolida “quota 1.800 Dollari/oncia (+0,4% a 1.817), tornando a rivestire la sua funzione difensiva.

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