Dalle minute dell’ultimo FOMC la conferma di nuovi aumenti dei tassi.
Il mercato prezza livelli target sui Fed funds a 5,5% e rischio di recessione.
L’inflazione in Europa cala a gennaio a +8,6%, trend buono da confermare.
Cina e Russia sono nazioni amiche e proficuamente legate.
Ieri, 22 febbraio, si prennunciava una seduta di nervosismo ed incertezza sui mercati azionari nell’attesa dei verbali dell’ultimo meeting della FED (Federal Reserve-Banca centrale Usa), e cosi’ e’ stato. Il mercato si interroga sul da farsi, dopo il rally di gennaio e la “monetizzazione” di parte dei guadagni delle ultime 2 settimane.
Alla fine della seduta di ieri, grazie ai recuperi nella parte finale, le Borse europee hanno chiuso con cali diffusi, ma non drammatici: Milano la peggiore, -1,1%, deboli anche Madrid, -0,9% e Londra, -0,6%, piu’ resistenti Parigi -0,1% e Francoforte, invariata. Piu’ contrastate le chiusure di Wall Street: Dow Jones -0,3%, S&P500 -0,2%, Nasdaq +0,1%.
In attesa delle minute della FED, a guastare l‘umore degli investitori ci hanno pensato i rischi di escalation della guerra in Ucraina, di cui ricorre domani il 1’ anniversario, ed il riaccendersi del confronto tra Usa e Cina su temi vari, come la fornitura di armi alla Russia da parte di Pechino, la minaccia cinese all’indipendenza di Taiwan e le regole bilaterali sul commercio.
Nel pomeriggio si sono aggiunte le parole del Presidente della Fed regionale di St. Louis, James Bullard, che vestendo i panni del “falco” ha ribadito il suo favore per una nuova fase di “stretta monetaria”, indispensabile per far scendere piu’ velocemente l’inflazione negli Usa.
Le minute dell’ultimo meeting di politica monetaria (il FOMC) della FED, quello del 1’ febbraio che aveva deciso all'unanimità di alzare i tassi di 25 bps, sono apparse con cronometrica puntualita’ alle 19.00 CET, a mercati europei chiusi, ma a 3 ore dal closing di Wall Street.
Anche tenendo conto che nelle ultime 3 settimane sono emersi dati parzialmente deludenti sul trend dei prezzi “core” e numeri solidi su occupazione e consumi privati, dai verbali emerge la determinazione della FED a riportare l'inflazione al 2% attraverso nuovi aumenti dei tassi che confermano il “path” (sentiero) rialzista iniziato a fine 2021, prevenendo l'allentamento delle condizioni finanziarie.
Insomma, tassi in aumento e poi tenuti a livello elevato per lungo tempo, tanto che il “consensus” degli analisti si aspetta che la FED alzera’ sino a 5,50%, cioe’ altri 75 bps, col possibile effetto indesiderato di una transitoria recessione.
Che le attese siano di un nuovo inasprimento e’ testimoniato anche dai rendimenti dei titoli governativi Usa (Treasuries) che ieri sono tornati ai massimi da 3 mesi: la scedenza a 2 anni ha superato il +4,85%, al pari di 2 settimane fa, come non accadeva dal 2008.
I mercati obbligazionari stanno vivendo stamane, al pari di ieri, una fase “laterale” che tuttavia conferma i recenti rialzi dei rendimenti: lo spread di rendimento tra BTP decennali italiani ed omologhi Bund tedeschi e’ stabile attorno 194 bps, col rendimento del BTP benchmark a 4,46%.
Sul mercato valutario, l'Euro perde ancora leggermente terreno vero il Dollaro Usa, e scende sotto quota 1,06 Dollari, toccando 143,0 verso Yen giapponese.
Sul fronte “macro”, stamattina e’ giunta la conferma che a gennaio l'inflazione al consumo (CPI) nell'Eurozona e' scesa a 8,6% annuale da 9,2% di dicembre, mentre in Germania, a febbraio, l'indice IFO sulla fiducia delle imprese ha segnato il 5’ rialzo consecutivo salendo a 91,1 da 90,1 di gennaio.
Nel pomeriggio di oggi sranno di grande importanza i dati sul GDP Usa (prodotto intreno lordo) del 4’ trimestre 2022: stime di +2,9%, riviste al ribasso da +3,2%, e quelli sulle nuove richieste settimanali di sussidi disoccupazione (attesa 200 mila vs 194 mila della settimana prima). Infine segnaliamo per le 5pm CET i numeri sulle scorte petrolifere in Usa.
Sul fronte politico internazionale, rileviamo che nell’incontro di ieri a Mosca, il massimo rappresentante della diplomazia di Pechino ha descritto come “solido come una montagna” il rapporto tra Cina e Russia, annunciando legami sempre più profondi tra i 2 Paesi. Nell’occasione il Presidente russo Putin ha ricordato al consigliere di Stato cinese Wang Yi che attende il Presidente Xi Jinping a Mosca.
I mercati azionari asiatici stamane, 23 febbraio, hanno chiuso prevalentemente negativi: Nikkei giapponese -1,34%, Hang Seng di Hong Kong -0,35%, ASX200 australiano -0,40%, Shanghai -0,11%, Shenzhen -0,13%: in positivo Seul +0,80% e Taiwan +1,28%. Sugli umori degli investitori asiatici pesano le schermaglie diplomatiche tra Usa e Cina e la prospettiva di tassi di interesse elevati.
In un slancio di ottimismo poco spiegabile, le Borse europee sono ripartite stamane col piede giusto e chiudono la mattinata con progressi medi di +0,8%. Anche i futures sugli indici di Wall Street indicano riaperture in rialzo medio di +0,5%. (ore 13,30 CET).
In recupero, dopo una lunga fase di debolezza, i prezzi delle principali materie prime energetiche: quello del gas naturale europeo, sulla piattaforma TTF di Amsterdam, torna sopra quota 50 Euro/megawattora, con un recupero superiore a +3%. Il greggio WTI sale +2,2% a 75,7 Dollari/barile (ore 13.30 CET).
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