Wall Street perde quota

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Wall Street scende ancora, alimentata da quel risk off che non concede tregua da quando Trump ha deciso di applicare i dazi. L’S&P 500 ha chiuso a -1,45%, mentre il Nasdaq ha ceduto lo 0,53%. Il Dow, dal canto suo, ha ceduto l’1,6%.

Le crescenti tensioni commerciali, come detto, hanno alimentato una fuga verso gli asset rifugio. Il Nasdaq 100 è sceso meno, spinto dai guadagni di Nvidia e Alphabet. Sul fronte tariffe, da oggi sono entrate in vigore una tariffa del 25% sulle importazioni canadesi e messicane e un'imposta del 10% sui beni cinesi, provocando immediate ritorsioni da parte di Canada e Cina, con il Messico pronto a rispondere domenica.

La Cina ha sospeso le importazioni di soia e legname, mentre il Messico ha sospeso le esportazioni di prodotti agricoli. Infine, anche il Canada ha bloccato le esportazioni di nickel. I dazi sono un costo, e prima il mondo se ne renderà conto, prima usciremo da questo principio di crisi.

Ieri sera però, in chiusura, sono uscite notizie confortanti dagli USA, con il segretario al commercio Lutnick che ha dichiarato che Trump potrebbe revocare i dazi a Canada e Messico, per trovare un compromesso. Vedremo se sarà vero.

PETROLIO

I future sul greggio WTI sono scesi a 67,7 dollari al barile martedì, avvicinandosi al minimo degli ultimi tre mesi, in concomitanza con la decisione dell'OPEC+ di procedere con l’aumento della produzione pianificato ad aprile. Il gruppo, che include l'OPEC e alleati come la Russia, aumenterà la produzione di 138.000 barili al giorno, il primo aumento dal 2022.

Inoltre, la decisione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump di sospendere gli aiuti militari all'Ucraina, a seguito delle tensioni con il presidente ucraino Zelenskyy, ha suscitato speranze di un potenziale allentamento del conflitto. Ciò potrebbe portare all'allentamento delle sanzioni per la Russia, aumentando l'offerta globale di petrolio.

Il mercato ha dovuto anche affrontare i nuovi dazi statunitensi sulle importazioni da Canada, Messico e Cina, che gli analisti ritengono potrebbero frenare la crescita economica globale e la domanda di petrolio, esercitando un'ulteriore pressione al ribasso sui prezzi.

VALUTE

L'euro sugli scudi, in seguito alla rottura di 1,0540, con gli obiettivi di 1,0630 ormai a tiro. La salita della moneta unica dipende da molteplici ragioni, non ultima quella dovuta al rallentamento della congiuntura USA che dovrebbe portare la Fed ad effettuare almeno due tagli dei tassi nel 2025 rispetto alle aspettative di qualche settimana fa, che erano per un mantenimento dei tassi invariati.

A ciò si aggiunge il fatto che i dazi, molto probabilmente, avranno effetti immediati sui consumatori USA, il che è negativo per il biglietto verde, destinato a scendere anche per il fatto che potrebbe diventare interessante deprezzarlo per aggiustare la bilancia commerciale.

Non si deve dimenticare, tra l’altro, la ripresa in Germania, alimentata da speranze di allentamento dei vincoli di bilancio, che potrebbero sostenere la ripresa. Stessa cosa per la sterlina, anche se in misura minore con EurGbp tornato a ridosso di 0,8300. UsdJpy che sembrava rompesse 148,50, andando a far registrare un minimo a 148,13 prima di recuperare quota 149,20. Oceaniche di ritorno anche se restano molto indietro rispetto alla moneta unica.

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PESO MESSICANO

Il peso messicano si è deprezzato, ieri, quasi fino a 21 peso per dollaro, avvicinandosi al minimo degli ultimi tre anni, mentre le tensioni commerciali sembravano strangolarlo. I dazi del 25% sui beni messicani del presidente degli Stati Uniti Donald Trump sono entrati in vigore il 4 marzo, con il Presidente che ha affermato che "non c'era più spazio" per un accordo per impedire le misure, collegando la decisione agli sforzi per frenare il traffico di fentanyl negli Stati Uniti.

Il presidente messicano Claudia Sheinbaum ha affermato che il Messico annuncerà misure tariffarie e non tariffarie di ritorsione questa domenica. Ha sottolineato che il Messico ha adottato misure significative nel mese scorso per reprimere i cartelli della droga e combattere il traffico di fentanyl, sostenendo che i dazi statunitensi erano ingiustificati. In serata il Peso si è ripreso con UsdMxn sceso a 20,70. Oggi vedremo gli ultimi sviluppi che sembrano confortanti dopo le dichiarazioni del Segretario al Commercio USA.

AUSTRALIA, PIL IN CRESCITA

L'economia australiana è cresciuta dello 0,6% su base trimestrale nel quarto trimestre del 2024, accelerando dallo 0,3% del terzo trimestre e superando il consenso di mercato dello 0,5%. Si è trattato del tredicesimo trimestre di espansione, al ritmo più rapido dal quarto trimestre del 2022, guidato soprattutto da una ripresa della spesa delle famiglie.

Anche gli investimenti privati sono aumentati, supportati da maggiori investimenti in nuove infrastrutture. Sul fronte commerciale, le esportazioni di beni e servizi sono cresciute in modo robusto (0,7%), mentre le importazioni sono aumentate dello 0,1%, contribuendo per 0,2 punti percentuali al PIL. La spesa pubblica è aumentata dello 0,7%, rallentando da un aumento dell'1,4% nel terzo trimestre.

Su base annua, il PIL è cresciuto dell'1,3%, dopo un aumento dello 0,8% nel Q3 e al di sopra del consenso dell'1,2%.

Buona giornata e buon trading!

Saverio Berlinzani




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